Segnali dal futuro è un film pieno di spunti interessanti, che purtroppo non riesce a sviluppare nel migliore dei modi. Un vero peccato, sarebbe bastato rispettare metà delle promesse per ottenere un buon prodotto. Il risultato invece è una storia affascinante, ma dal fiato cortissimo.
Cosa non funziona? Prima di tutto la sceneggiatura (ancor più se si pensa che ci sono voluti otto anni per svilupparla), che dopo mezz'ora sembra non avere la più pallida idea di dove andare a parare. Si tira in ballo quasi ogni cosa: le paure post undici settembre, profondamente radicate nel cuore degli americani, unite ad un senso di catastrofe che cita contemporaneamente La Guerra dei Mondi, Ultimatum alla Terra e Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo. Dulcis in fundo, un finale che ricorda le sperimentazioni new age di Darren Aronofsky. Il tutto calato in un’atmosfera oscura sicuramente d’impatto, ma che, visto il caos, lascia comunque il tempo che trova. A subirne le conseguenze è soprattutto Alex Proyas, che dai tempi di Dark City (sicuramente il suo titolo migliore) sembra costantemente penalizzato da mezze storie che ne offuscano la bravura.
Per quanto riguarda Nicolas Cage, professore di astrofisica sfiduciato nei confronti del destino, siamo alle solite: essendo un caratterista, non riesce a reggere la maggior parte dei ruoli che gli offrono. E dato che il contorno non lo aiuta, in alcuni punti sembra più spaesato che mai.
Cosa non funziona? Prima di tutto la sceneggiatura (ancor più se si pensa che ci sono voluti otto anni per svilupparla), che dopo mezz'ora sembra non avere la più pallida idea di dove andare a parare. Si tira in ballo quasi ogni cosa: le paure post undici settembre, profondamente radicate nel cuore degli americani, unite ad un senso di catastrofe che cita contemporaneamente La Guerra dei Mondi, Ultimatum alla Terra e Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo. Dulcis in fundo, un finale che ricorda le sperimentazioni new age di Darren Aronofsky. Il tutto calato in un’atmosfera oscura sicuramente d’impatto, ma che, visto il caos, lascia comunque il tempo che trova. A subirne le conseguenze è soprattutto Alex Proyas, che dai tempi di Dark City (sicuramente il suo titolo migliore) sembra costantemente penalizzato da mezze storie che ne offuscano la bravura.
Per quanto riguarda Nicolas Cage, professore di astrofisica sfiduciato nei confronti del destino, siamo alle solite: essendo un caratterista, non riesce a reggere la maggior parte dei ruoli che gli offrono. E dato che il contorno non lo aiuta, in alcuni punti sembra più spaesato che mai.
Pubblicato su Cineocchio
1 commento:
Non reggendo Cage non l'ho visto, ma a quanto leggo non mi sono perso molto :-)
Concordo però sul giudizio positivo riguardo Dark city.
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