Cos’è che trasforma un film potenzialmente brutto in Cult Movie?
Difficile da dire. La maggior parte delle volte si tratta d un’alchimia di caratteristiche che vanno dall’estetica (kitsch, futuristica o semplicemente minimale) al messaggio trasmesso. Che Zardoz sia riuscito a diventare con il passare del tempo un titolo di culto non deve dunque stupire. Basta dargli un’occhiata sommaria per capire quanto potenziale sia racchiuso in questo film.
A cominciare dalla sua estetica barocca, lontana dalle rappresentazioni post apocalittiche tipiche del cinema di genere (affermatosi in seguito) e più in sintonia con le future visioni di George Pal e Terry Gilliam.
Un misto di passato e presente, fantascientifico e mitologico indubbiamente affascinante, unito ad una storia solo all’apparenza grottesca e confusa, ma che in realtà contiene un’acuta riflessione sulla condizione umana.
John Boorman, all’epoca reduce dal suo Tranquillo Week-End di Paura è riuscito a gestire un budget limitato (caratteristica essenziale di ogni Cult Movie) con la leggerezza tipica della più genuina ispirazione. Ad aiutarlo uno Sean Connery - all’apice del suo successo da agente segreto - intento ad interpretare un ruolo sopra le righe e visibilmente divertito.
Riflessioni politiche a parte il merito di Zardoz è tutto lì, nella sua libertà.
Cosa che lo rende a pieno diritto un figlio della (sotto)cultura anni ’70.
Difficile da dire. La maggior parte delle volte si tratta d un’alchimia di caratteristiche che vanno dall’estetica (kitsch, futuristica o semplicemente minimale) al messaggio trasmesso. Che Zardoz sia riuscito a diventare con il passare del tempo un titolo di culto non deve dunque stupire. Basta dargli un’occhiata sommaria per capire quanto potenziale sia racchiuso in questo film.
A cominciare dalla sua estetica barocca, lontana dalle rappresentazioni post apocalittiche tipiche del cinema di genere (affermatosi in seguito) e più in sintonia con le future visioni di George Pal e Terry Gilliam.
Un misto di passato e presente, fantascientifico e mitologico indubbiamente affascinante, unito ad una storia solo all’apparenza grottesca e confusa, ma che in realtà contiene un’acuta riflessione sulla condizione umana.
John Boorman, all’epoca reduce dal suo Tranquillo Week-End di Paura è riuscito a gestire un budget limitato (caratteristica essenziale di ogni Cult Movie) con la leggerezza tipica della più genuina ispirazione. Ad aiutarlo uno Sean Connery - all’apice del suo successo da agente segreto - intento ad interpretare un ruolo sopra le righe e visibilmente divertito.
Riflessioni politiche a parte il merito di Zardoz è tutto lì, nella sua libertà.
Cosa che lo rende a pieno diritto un figlio della (sotto)cultura anni ’70.
Pubblicato su Cineocchio
5 commenti:
"Zardoz" mi ha sempre incuriosito molto. E Boorman credo sia uno dei registi più importanti e meno valutati della storia del cinema americano (vedere "Excalibur" e il "Tranquillo weekend" per credere).
Lo recupererò!
Bel post. :)
Un saluto
è stato uno dei miei ultimi acquisti, e non mi sono affatto pentito...poi, voglio dire, uno sean connery così tamarro dove lo ritrovi? ;)
Tanto tamarro che è identico a Burt Reynolds! :))
(Buon compleanno!)
grazie per gli auguri! :)
La prima volta non fui in grado di apprezzarlo. La seconda lo amai. La terza mi è entrato nel sangue. Un grande film proprio per i motivi che spieghi benissimo: "A cominciare dalla sua estetica barocca, lontana dalle rappresentazioni post apocalittiche tipiche del cinema di genere..."
Senz'altro da vedere e rivedere.
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