Già nel “lontano” 1999 le parole di Chuck Palahniuk erano state adattate per il grande schermo.
Il regista era David Fincher, il film Fight Club. Nel ruolo di alter ego – l’uno dell’altro – Edward Norton e Brad Pitt.
L’esito di tale progetto lo conoscono tutti, anche solo per fama (positiva da parte del pubblico, un po’ meno da parte della critica).
Ci riprova oggi Clark Gregg, attore e sceneggiatore (suo lo script de Le verità nascoste), con Soffocare.
Ancora una volta oggetto dell’analisi è la società contemporanea. Ancora una volta è l’uomo a non riuscire a trovare la giusta collocazione all’interno degli ingranaggi della vita.
Purtroppo ci troviamo di fronte ad una mezza delusione.
Se il risultato non convince del tutto la colpa è proprio di una regia anonima e svogliata, che si potrebbe benissimo definire televisiva e che penalizza inevitabilmente una storia ricca di potenziale.
Quindi se il film (la restante metà buona s’intende) riesce a salvarsi il merito è tutto del romanzo cui si riferisce, dal quale si discosta pochissimo, e di un cast guidato da un bravissimo Sam Rockwell e da una sorprendente Angelica Huston.
Detto in altro modo, quello di Clark Gregg non è altro che un semplice compitino, ben confezionato grazie ad un lavoro di squadra più sfruttato che condiviso, ma privo di anima.
Ne risente l’attualità del tema, la sua carica dissacrante.
E la possibilità di diventare un piccolo Cult, come il precedente Fight Club (ignorato al cinema e resuscitato grazie al mercato Home Video), va a farsi benedire.
Non si capisce il motivo.
Da qualche anno a questa parte i “virtuosismi” alla Tarantino o alla Scott (Tony) si sprecano come non mai.
Perché non usarli quando davvero serve?
Il regista era David Fincher, il film Fight Club. Nel ruolo di alter ego – l’uno dell’altro – Edward Norton e Brad Pitt.
L’esito di tale progetto lo conoscono tutti, anche solo per fama (positiva da parte del pubblico, un po’ meno da parte della critica).
Ci riprova oggi Clark Gregg, attore e sceneggiatore (suo lo script de Le verità nascoste), con Soffocare.
Ancora una volta oggetto dell’analisi è la società contemporanea. Ancora una volta è l’uomo a non riuscire a trovare la giusta collocazione all’interno degli ingranaggi della vita.
Purtroppo ci troviamo di fronte ad una mezza delusione.
Se il risultato non convince del tutto la colpa è proprio di una regia anonima e svogliata, che si potrebbe benissimo definire televisiva e che penalizza inevitabilmente una storia ricca di potenziale.
Quindi se il film (la restante metà buona s’intende) riesce a salvarsi il merito è tutto del romanzo cui si riferisce, dal quale si discosta pochissimo, e di un cast guidato da un bravissimo Sam Rockwell e da una sorprendente Angelica Huston.
Detto in altro modo, quello di Clark Gregg non è altro che un semplice compitino, ben confezionato grazie ad un lavoro di squadra più sfruttato che condiviso, ma privo di anima.
Ne risente l’attualità del tema, la sua carica dissacrante.
E la possibilità di diventare un piccolo Cult, come il precedente Fight Club (ignorato al cinema e resuscitato grazie al mercato Home Video), va a farsi benedire.
Non si capisce il motivo.
Da qualche anno a questa parte i “virtuosismi” alla Tarantino o alla Scott (Tony) si sprecano come non mai.
Perché non usarli quando davvero serve?
Pubblicato su Cineocchio
10 commenti:
e dire che avevo letto un'intervista a Palahniuk in cui diceva che Gregg aveva meglio colto lo spirito delle sue parole... dove invece Fincher aveva spostato tutto su un triangolo amoroso e via dicendo. Già lì mi puzzava di frasetta d'effetto per dare sostegno al film (che stavolta non aveva un registone al comando). Non so se andrò a vederlo...
dici l'intervista su film tv? l'ho letta anch'io e non nego che era riuscita ad aumentare le mie aspettative.
Che dire, sembra sul serio un film da primo pomeriggio estivo.
E' molto fedele al libro, ma troppo freddo secondo me.
d'accordo con te al cento per cento. credo Palahniuk abbia fatto proprio il motto "buon viso a cattivo gioco", basta arrivino le royalty^^
Certo che il confronto con Fight Club era difficile in partenza. Peccato... mi incuriosisce la presenza in tutto questo di Anjelica Huston, però. :)
Vedremo. Prima vorrei leggere il libro.
Un saluto
Mi sembra che Gregg abbia voluto prima di tutto evitare qualsiasi acostamento a Fight club, non sovraccaricando con una regia grottesca una storia che di elementi grotteschi ne ha già molti. E non è detto che Palahniuk preferisca quaesta traduzione del suo libro rispetto a quella di Fincher. Il risultato è sicuramente discutibile, ma non un fallimento totale. Di certo il cast è quasi perfetto, la Huston come madre distaccata mi è piaciuta una cifra, anche Rockwell è azzeccatissimo nel ruolo principale.
Non ho ancora letto il libro, ma è una tematica e un modo di raccontarla che mi intriga moltissimo.
Nel frattempo vedrò di guardare il film, anche se mi pare non abbia convinto proprio nessuno.
Ale55andra
non è detto che un grande scrittore capisca di cinema
Nonostante tutto mi incuriosisce anche se lo vedrò tenendo conto dei molti pareri non del tutto positivi.
@ lele: oltretutto ho saputo che ultimamente i suoi libri non stanno andando molto bene. Non stupisce che si sia attaccato come una cozza al progetto.
@ pickpocket: fino a poco tempo fa si trovava in offerta alla feltrinelli, non so se con l'uscita del film l'abbiano ristampato a prezzo pieno.
@ iguodal: il problema, a mio parere, è che ha usato uno stile rappresentativo troppo anonimo, che ha trascinato la storia con se.
Per quanto riguarda le trasposizioni cinematografiche dei rispettivi romanzi, Palahniuk ha sempre detto di aver apprezzato fight club, che oltretutto a suo parere possiede un finale migliore del romanzo. Ma l'opera di Fincher non rispetta del tutto l'essenza del romanzo, cosa che secondo lui fa il film di Gregg (tutte cose dette per intervista di Film Tv).
@ ale55andra: attendo impressioni.
@ steutd: una sacrosanta verità! :)
@ luciano: fammi sapere!
mi trovi perfettamente d'accordo con quello che hai scritto.
è un peccato perchè questo film poteva essere trattato meglio registicamente parlando, invece ci siamo ritrovati a un tentantivo imbarazzante di dare un impronta autoriale. il problema è l'inettitudine del regista stesso, e anche del direttore della fotografia, che come tu hai ben sottolineato è prettamente "Televisiva"
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