“L’unica regola è: Non ci sono regole!”
Non è Brad Pitt a dirlo e questo non è certamente Fight Club.
Incredibile a dirsi si tratta di Dragonball.
Una cosa però bisogna dirla, James Wong e company quel motto l’hanno rispettato alla perfezione, infrangendo ogni regola del buon gusto e creando un film che, viste le aspettative, sarebbe riduttivo definire una delusione totale.
Come se non bastasse si scopre che il creatore di Goku, Akira Toriyama, ha partecipato alla sceneggiatura. Questo è forse il colpo più grande.
Dragonball Evolution è quanto di più distante dal fumetto si possa immaginare. Fin qui niente di strano, non è la prima volta che un adattamento cinematografico finisce per discostarsi (in parte o totalmente) dal suo corrispettivo cartaceo.
E’ il modo in cui lo fa che lascia perplessi, o meglio ancora inorriditi.
Una storia fiacca, sciatta, che rispetta i nomi ma non i personaggi, optando per una via di mezzo che non accontenta nessuno, tantomeno la cosiddetta Teen Generation cui il film cerca di rivolgersi spudoratamente.
Piccolo, cattivo (o presunto tale) di turno, è talmente gommoso da far invidia al verde Jim Carrey di The Mask. Yamcha, sembra la versione orientale dell’Enzo Salvi Vanziniano. Goku, un tempo figlioccio di Tom Cruise (La Guerra dei Mondi), non è assolutamente lui.
Il resto è difficile anche da commentare.
In teoria il progetto prevede altri due capitoli, ma visti gli scarsi risultati al botteghino non sembra più così sicuro.
Il finale aperto non lascia comunque alcun dubbio sull’intenzione di un seguito.
Godetevi quella scena, presente dopo i titoli di coda, e interpretatela come ho fatto io:
In realtà l’intero film non è altro che un sogno.
E’ molto confortante, ve lo garantisco.
Non è Brad Pitt a dirlo e questo non è certamente Fight Club.
Incredibile a dirsi si tratta di Dragonball.
Una cosa però bisogna dirla, James Wong e company quel motto l’hanno rispettato alla perfezione, infrangendo ogni regola del buon gusto e creando un film che, viste le aspettative, sarebbe riduttivo definire una delusione totale.
Come se non bastasse si scopre che il creatore di Goku, Akira Toriyama, ha partecipato alla sceneggiatura. Questo è forse il colpo più grande.
Dragonball Evolution è quanto di più distante dal fumetto si possa immaginare. Fin qui niente di strano, non è la prima volta che un adattamento cinematografico finisce per discostarsi (in parte o totalmente) dal suo corrispettivo cartaceo.
E’ il modo in cui lo fa che lascia perplessi, o meglio ancora inorriditi.
Una storia fiacca, sciatta, che rispetta i nomi ma non i personaggi, optando per una via di mezzo che non accontenta nessuno, tantomeno la cosiddetta Teen Generation cui il film cerca di rivolgersi spudoratamente.
Piccolo, cattivo (o presunto tale) di turno, è talmente gommoso da far invidia al verde Jim Carrey di The Mask. Yamcha, sembra la versione orientale dell’Enzo Salvi Vanziniano. Goku, un tempo figlioccio di Tom Cruise (La Guerra dei Mondi), non è assolutamente lui.
Il resto è difficile anche da commentare.
In teoria il progetto prevede altri due capitoli, ma visti gli scarsi risultati al botteghino non sembra più così sicuro.
Il finale aperto non lascia comunque alcun dubbio sull’intenzione di un seguito.
Godetevi quella scena, presente dopo i titoli di coda, e interpretatela come ho fatto io:
In realtà l’intero film non è altro che un sogno.
E’ molto confortante, ve lo garantisco.
Pubblicato su Cineocchio
2 commenti:
Ho letto le critiche più feroci contro questo film. Avevo avuto i miei bei dubbi già scrutando appena la locandina.
Il giorno che lo vedrò - semmai succederà - ve lo farò sapere.
ne ho già scritto fin troppo..a me sta bene che abbian voluto far qualcosa per i ragazzini...e che il genio non abiti in un isola ma in un isola in mezzo alla città...ok...e ke bulma non abbia i capelli blu ma qualche ciocca...ci sta...e che il nonno sia un po diverso...bene...ma questo film è un film per ragazzini fatto male...dio mio...preferisco il primo made in taiwan......
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