martedì 10 marzo 2009

Avere vent’Anni

Avere vent’Anni (1978, regia Fernando Di Leo)



Io sono giovane, bella e incazzata!
Le parole con cui Lilli Carati fa il suo ingresso all’interno di quella che si può benissimo definire l’opera più controversa di Fernando Di Leo non lasciano spazio a dubbi.
Quella ritratta all’interno di Avere vent’Anni è una donna finalmente libera, pronta a soddisfare ogni istinto senza il timore di essere giudicata. Poco importa che quella inseguita sia anche (e soprattutto) una libertà sessuale, la cosa essenziale è che non sia vincolata in alcun modo.
I dubbi purtroppo li ha avuti al tempo la produzione, sconcertata da un film pericoloso non per il suo contenuto altamente erotico, ma per un finale catastrofico che coinvolgeva due attrici, Gloria Guida e Lilli Carati, particolarmente amate dal pubblico della Commedia Sexy Italiana.
Che la conclusione della pellicola sia un pugno nello stomaco non ci sono dubbi, soprattutto se contrapposta al resto della storia che presenta i toni tipici del genere comico.
Quello che ai tempi non si era capito, assecondando timori legati più che altro ad un riscontro economico, era quanto un epilogo del genere fosse fondamentale per mostrare quell’ostilità presente all’interno di una gerarchia maschile profondamente sessista.
E’ quindi sbagliato definire Fernando Di Leo un regista misogino (aggettivo che lo ha accompagnato per lungo tempo). Nessuno forse ha amato le donne più di lui ed è riuscito a ritrarle, come lui stesso ha spiegato, “libere di fare quel cazzo che vogliono”.

Certo questo non si può capire da quella versione del film tagliata, rimontata, allontanata da ogni possibile ambiguità, che per lunghissimo tempo è girata in Italia e all’estero.
Ci sono voluti più di vent’anni e la rivalutazione toccata ai cosiddetti registi di nicchia per riportare Avere vent’Anni al suo stato d’origine.
Difficile dire se ci si trova di fronte ad un film fondamentale (quasi sicuramente no).
Certamente si tratta di un’opera importante non solo per il suo contenuto, ma per alcune scelte registiche in anticipo sui tempi, che propongono quell’idea di cinema dentro il cinema oggi all’ordine del giorno.
Oltre a questo c’è il piacere di poter ammirare due attrici all’apice della loro bellezza, simbolo di un ideale che ancora oggi sembra difficile da raggiungere.

Pubblicato su Cineocchio

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Non l'ho mai visto, però è da tempo nella lista di film da recuperare. Dopo questa recensione credo che accelererò il processo di recupero.
Ale55andra

FiliÞþØ ha detto...

Allora la prossima volta che ci vediamo ti presto questo e Slither! ;)

Noodles ha detto...

neanche io l'ho mai visto. avevo visto il dvd in edicola qualche settimana fa ma non lo presi subito e ora non lo trovo più maledizione! Era l'edizione a due dischi con la doppia versione. Mi metto alla ricerca in questi giorni...
Di Leo lo conosco poco, ho visto solo La mala ordina e parte di Milano calibro 9. Devo dire che mi son garbati molto. Non sono un gran fan del recupero totale che si fa oggi del cinema di genere nostrano. Mi fanno ancora un po' storcere il naso delle interpretazioni/doppiaggi un po'... alla cazzo di cane (come direbbe renè ferretti), ma lo stile visivo di Di Leo è in effetti interessantissimo (mi ricordo di quell'inseguimento automobilistico a rotta di collo di Luca Canali dietro all'assassino di sua moglie... eccezionale).

FiliÞþØ ha detto...

L'edizione di cui parli è quella della RaroVideo che è uscita in collaborazione con film tv. Prendila perchè ne vale veramente la pena.

Luciano ha detto...

Un film interessante che suscita ricordi lontani. Fa effetto vedere la giovinezza dirompente di due attrici belle come Lili Carati e Gloria Guida.

FiliÞþØ ha detto...

in questo film poi sono bellissime, soprattutto gloria guida.

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