Dopo un periodo trascorso in carcere, la vita di Max Truemont è cambiata. Cambiata a tal punto che ha deciso di ricominciare da capo, rilevare un’attività e passare il resto dei suoi giorni con la sua compagna.
Ma pare proprio che il destino non abbia esaurito i colpi bassi nei suoi confronti. E’ così che Max si trova “costretto” a compiere un gesto estremo, rapire un bambino per conto di un misterioso mandante.
Ma niente va secondo i piani e la causa di tutto sembra proprio essere quel pargolo così inquietante.
Quando si raggiunge il successo con un serial televisivo è sempre difficile staccarsi il proprio personaggio di dosso (ancora peggio se si tratta di Soap, vista la loro frequenza martellante).
La colpa è anche (forse addirittura principalmente) nostra.
Del resto ogni attore fa quel che può per dare un taglio al suo passato di celluloide.
Prendete il caso di Jessica Biel, che ha esorcizzato la sua paradisiaca permanenza in casa Camden combattendo con la poco rassicurante motosega di Faccia di Cuoio nel remake di Non aprite quella porta.
Capita anche che per quanto uno cerchi di allontanarsi da quel personaggio cucito addosso (ammesso che veramente lo si voglia) gli unici ruoli offerti siano solo una malriuscita fotocopia.
E’ questo (finora, ma è anche vero che poche sono state le occasioni di riscatto) il caso di Josh Hollaway.
Il suo Max, protagonista di Whisper, ricorda molto il Sawyer di Lost, all’apparenza malvagio ma in realtà profondamente buono.
Ma fin qui niente di male.
E’ quando ci si accorge che il film stesso non è altro che un collage sbiadito di vari titoli precedenti che sopraggiungono i problemi e la pazienza viene messa a dura prova.
Il respiro del Diavolo, escludendo l’evidente somiglianza con Omen, ricorda nel suo intreccio Le strade della paura, piccolo cult con Roy Scheider sempre incentrato sul sequestro di un bambino talmente furbo da riuscire a mettere i suoi rapitori l’uno contro l’altro.
Aggiornata al 2007 (il film è giunto nelle nostre sale con due anni di ritardo) la storia abbandona l’ingegno infantile, puntando tutto sulla carica oscura delle tentazioni diaboliche.
Per sfuggire a questa maledizione basta non ascoltare, almeno così ci viene suggerito.
Certo, a questo punto si può anche fare a meno di vedere.
Ci si risparmia oltretutto la breve (e dolorosa) apparizione di Michael Rooker, davvero il talento più sprecato all’interno di questa pellicola.
Ma pare proprio che il destino non abbia esaurito i colpi bassi nei suoi confronti. E’ così che Max si trova “costretto” a compiere un gesto estremo, rapire un bambino per conto di un misterioso mandante.
Ma niente va secondo i piani e la causa di tutto sembra proprio essere quel pargolo così inquietante.
Quando si raggiunge il successo con un serial televisivo è sempre difficile staccarsi il proprio personaggio di dosso (ancora peggio se si tratta di Soap, vista la loro frequenza martellante).
La colpa è anche (forse addirittura principalmente) nostra.
Del resto ogni attore fa quel che può per dare un taglio al suo passato di celluloide.
Prendete il caso di Jessica Biel, che ha esorcizzato la sua paradisiaca permanenza in casa Camden combattendo con la poco rassicurante motosega di Faccia di Cuoio nel remake di Non aprite quella porta.
Capita anche che per quanto uno cerchi di allontanarsi da quel personaggio cucito addosso (ammesso che veramente lo si voglia) gli unici ruoli offerti siano solo una malriuscita fotocopia.
E’ questo (finora, ma è anche vero che poche sono state le occasioni di riscatto) il caso di Josh Hollaway.
Il suo Max, protagonista di Whisper, ricorda molto il Sawyer di Lost, all’apparenza malvagio ma in realtà profondamente buono.
Ma fin qui niente di male.
E’ quando ci si accorge che il film stesso non è altro che un collage sbiadito di vari titoli precedenti che sopraggiungono i problemi e la pazienza viene messa a dura prova.
Il respiro del Diavolo, escludendo l’evidente somiglianza con Omen, ricorda nel suo intreccio Le strade della paura, piccolo cult con Roy Scheider sempre incentrato sul sequestro di un bambino talmente furbo da riuscire a mettere i suoi rapitori l’uno contro l’altro.
Aggiornata al 2007 (il film è giunto nelle nostre sale con due anni di ritardo) la storia abbandona l’ingegno infantile, puntando tutto sulla carica oscura delle tentazioni diaboliche.
Per sfuggire a questa maledizione basta non ascoltare, almeno così ci viene suggerito.
Certo, a questo punto si può anche fare a meno di vedere.
Ci si risparmia oltretutto la breve (e dolorosa) apparizione di Michael Rooker, davvero il talento più sprecato all’interno di questa pellicola.
Pubblicato su Cineocchio
8 commenti:
Sawyer di Lost, Sarah di Prison break...mancano solo i fratelli Morgan di Dexter. Comunque ovviamente lo vedrò!!
Ale55andra
azz...Prison break non lo seguo, altrimenti avrei citato anche lei...;)
Ti faccio i complimenti perchè io non sono riuscito a scrivere una recensione. Un film brutto, e come se non bastasse noioso.
Però secondo me del potenziale c'era: io avrei puntato sul "Mamma ho perso l'aereo" versione horror ;)
Ciao,
Lore
Va bene: lo evito che di te mi fido.
Come già ti dissi, tu te le cerchi! :-)
Comunque, scherzi a parte, mi sapeva proprio di fondo di magazzino.
Grazie a nome di tutti i cinefili per aver citato "Le strade della paura", piccolo grande cult!
@ t3nshi: diciamo che ne ho scritto per "dovere professionale", ma ne avrei fatto volentieri a meno...;)
@ roberto fusco junior: di solito dico sempre di vedere lo stesso, ma in questo caso non me la sento proprio...
@ mr hamlin: piccolo grande cult che ho conosciuto grazie a te e ci tengo a precisarlo! ;)
Lo vedrò quando uscirà il DVD. Al cinema non posso proprio vederlo.
saggia decisione.
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