Cercheremo di non spendere troppe parole sul film di Garrone.
Non perché non ci sia piaciuto, ma perché abbiamo la sgradevole sensazione che ogni cosa detta sarebbe solo l’ennesima ripetizione di concetti ormai triti e ritriti.
Ci teniamo solo a sottolineare due cose per noi importantissime, attorno alle quali ruota l’intera vicenda (non solo cinematografica).
La prima è riscontrabile in un ambiente, quelle mura fatiscenti dove due ragazzi giocano a impersonare il Tony Montana di turno.
Quella villa esiste.
Era la residenza del Boss Walter Schiavone.
Leggenda vuole che quest’uomo, fratello di Francesco Schiavone, detto Sandokan, avesse consegnato al suo architetto una videocassetta del famoso film di Brian De Palma Scarface, chiedendogli di ricreare ciò che vedeva.
Ecco, durante la visione non abbiamo fatto altro che pensare ad un articolo, letto un po’ di tempo fa chissà dove.
Si discuteva su come in realtà non sia mai stato il cinema ad ispirarsi alla criminalità, ma il contrario.
E’ il mondo della Camorra che vive di una memoria televisiva, cinematografica. Plasma la sua figura su di un’iconografia entrata ormai nell’immaginario comune.
Questo porta direttamente alla seconda immagine cui volevamo riferirci, presente nei primi minuti di proiezione e accompagnata da quella musica neomelodica, mai stata così inquietante.
Si tratta di un corpo immobile, senza vita, intento a prendere il suo ultimo bagno di sole.
Un’inquadratura pensata non per porre l’attenzione sul cadavere in questione, ma sulle sue mani curate e fresche di manicure.
Gomorra è un film capace di provocare nello spettatore una sorta di nichilismo, una sensazione di impotenza che rimane appiccicata addosso.
Difficilmente la coralità di questo nuovo realismo riuscirà a cambiare le cose, ma una cosa è certa e l’ha già detta Aldo Fittante:
“Non si potrà più girare in Italia un film sulla mafia, sulla camorra o sull’ndrangheta senza ripartire da qui”.
Non perché non ci sia piaciuto, ma perché abbiamo la sgradevole sensazione che ogni cosa detta sarebbe solo l’ennesima ripetizione di concetti ormai triti e ritriti.
Ci teniamo solo a sottolineare due cose per noi importantissime, attorno alle quali ruota l’intera vicenda (non solo cinematografica).
La prima è riscontrabile in un ambiente, quelle mura fatiscenti dove due ragazzi giocano a impersonare il Tony Montana di turno.
Quella villa esiste.
Era la residenza del Boss Walter Schiavone.
Leggenda vuole che quest’uomo, fratello di Francesco Schiavone, detto Sandokan, avesse consegnato al suo architetto una videocassetta del famoso film di Brian De Palma Scarface, chiedendogli di ricreare ciò che vedeva.
Ecco, durante la visione non abbiamo fatto altro che pensare ad un articolo, letto un po’ di tempo fa chissà dove.
Si discuteva su come in realtà non sia mai stato il cinema ad ispirarsi alla criminalità, ma il contrario.
E’ il mondo della Camorra che vive di una memoria televisiva, cinematografica. Plasma la sua figura su di un’iconografia entrata ormai nell’immaginario comune.
Questo porta direttamente alla seconda immagine cui volevamo riferirci, presente nei primi minuti di proiezione e accompagnata da quella musica neomelodica, mai stata così inquietante.
Si tratta di un corpo immobile, senza vita, intento a prendere il suo ultimo bagno di sole.
Un’inquadratura pensata non per porre l’attenzione sul cadavere in questione, ma sulle sue mani curate e fresche di manicure.
Gomorra è un film capace di provocare nello spettatore una sorta di nichilismo, una sensazione di impotenza che rimane appiccicata addosso.
Difficilmente la coralità di questo nuovo realismo riuscirà a cambiare le cose, ma una cosa è certa e l’ha già detta Aldo Fittante:
“Non si potrà più girare in Italia un film sulla mafia, sulla camorra o sull’ndrangheta senza ripartire da qui”.
11 commenti:
Che possa risolvere qualcosa forse no (e d'altronde non è questo il vero compito del cinema, o quanto meno il principale), ma possiamo "accontentarci" di avere un film eccezionale sulla malavita, forse uno dei migliori di sempre.
Grandissimo, grandissimo film. E le tue osservazioni aggiungono ulteriore carne al fuoco... bel post davvero. La chiosa sulle parole di Flittante mi sento, ovviamente, di sposarla in pieno.
Un carissimo saluto ;-)
@ noodles: sicuramente, magari il paragone non centra nulla, ma sensazioni simili le avevo provate solo dopo aver visto il petroliere.
Anche Gomorra è un film che ti cresce dentro.
Continuo a pensarci...
@ pickpocket83: grzie per i complimenti. Ora si attende con ansia Il DIvo!!!
Sono perfettamente in linea con l'entusiasmo generale, e condivido l'idea di GOMORRA come opera spartiacque tra un vecchio e un nuovo modo di fare gangster-movie... almeno qui da noi.
Potente, è l'aggettivo che ho usato più spesso per descriverlo; il fuori fuoco sul quale indugia spesso la mdp è la più riuscita allegoria della pellicola: tutto è nero e senza speranza, come ci ricorda anche la ruspa di fine film.
Straordinario; sarà dura per IL DIVO fare meglio, ma io confido nella straordinaria coppia Sorrentino/Servillo!
e come si può non confidare su una simile coppia?^^
Ormai l'ho scritto ovunque, ma questa ennesima recensione positiva ed entusiastica mi fa piangere per non averlo ancora visto!!! :(
"Gomorra è un film capace di provocare nello spettatore una sorta di nichilismo, una sensazione di impotenza che rimane appiccicata addosso."
....mamma mia, non vedo l'ora!
Capolavoro!!!!!!
MrDavis
Un'altra recensione positiva (e ottima)^^ Domani forse lo vedo e finalmente (lo spero perché ho bisogno di una iniezione di fiducia nel cinema italiano) potrò unirmi al coro quasi unanime dei cinefili.
@ iggy: attendo le tue impressioni!
@ mr davis: assolutamente!
@ Luciano: anche le tue impressioni sono attese...c'è così tanto materiale da fare un bel megapost cinemasemiano!;)
È un film che lascia una sensazione di impotenza. Parole verissime.
urge assolutamente una seconda visione...non vedo l'ora che esca in dvd!
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