lunedì 17 marzo 2008

Il cameraman & l’assassino

Il cameraman & l’assassino (1992, regia Rémy Belvaux)



Qualche anno fa John Bogart, redattore del “New York Sun”, con una semplice frase riuscì ad esprimere lo spirito di un tempo, sottoscrivendo (involontariamente) quella che forse è la legge fondamentale del giornalismo (sensazionalistico):

“Quando un cane morde un uomo non fa notizia, perché capita spesso. Ma se un uomo morde un cane, quella è una notizia.”

“Man bites dog” è anche il titolo americano di questo singolare progetto (quello originale suona come "E' accaduto vicino casa vostra") che, sotto la veste di (falso) documentario, racconta la vita del giovane Benoit, serial killer per vocazione.
Ancora una volta si parla di cinema (e di fiction), sfruttando la sua basilare funzione di “story teller” di massa, occhio di quella “vita” ormai fin troppo spiata.
Basta infatti guardarsi un po’ attorno per capire quanto di profetico ci sia in questa finta verità allestita da Belvaux, estremizzazione di una realtà da salotto (mediatico) ora più che mai attuale e inquietante.
Dietro all’eccessivo contenuto di questo reportage, si cela quell’essenza voyeur caratteristica di ogni spettatore moderno, nascosto dietro un plastico in scala e assuefatto a tal punto ad un concetto di “reality” estremo, da non potere (e non volere) accontentarsi di osservare semplicemente il tranquillo vicino di casa, diventando egli stesso complice di un estremo delitto:
Quello della sete di “informazione”, superflua e nociva.
Ma forse la cosa che fa più paura è un’altra e la si può osservare ora, a più di dieci anni di distanza:
Nel 2008, il video diario di un assassino riesce persino a provocare qualche sbadiglio, quasi diventando un semplice “dog bites man” e opere del genere sono ancora più inquietanti se spogliate della loro aura sensazionalistica.
Sono finiti i tempi in cui, alla stregua di un qualunque Jeffrey Beaumont, si osservava il proibito con vergogna, attraverso le porte di un armadio e benché ancora lontani dalle umide pareti di un Videodrome, sembra proprio che la strada da seguire porti solo in quella direzione.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma dove li peschi dico io? :P
Comunque ho messo uno dei tuoi banner nel mio blog ^^
Ale55andra

FiliÞþØ ha detto...

Dai, questo è abbastanza famoso...
Cmq grazie per il banner!;)

Luciano ha detto...

Questo mi manca, ma è da tempo che mi riprometto di vedere questo film di un regista che, non vorrei sbagliarmi, non ha girato molti film anche perché credo sia morto giovane.

FiliÞþØ ha detto...

Che io sappia è l'unico film che ha girato.
E' morto suicida nel 2006, dopo essersi tolto lo sfizio di tirare una torta in faccia a Bill Gates nel 1998...

Anonimo ha detto...

lo ricordo con piacere, anche se la prima visione fu piuttosto disturbante...
certo hai ragione, rivisto adesso potrebbe persino provocare qualche sbadiglio...
Simone

FiliÞþØ ha detto...

e, ripeto, è ancora più inquietante...

Anonimo ha detto...

L'ho recuperato l'altro giorno, un po' alla cieca, incuriosito da un commento in cui lo si citava quale esempio di cinema disturbante.

Però non l'ho ancora visto, anche se questa tua recensione mi ha fatto montare esponenzialmente la curiosità.
Tornerò poi a dire la mia nel post visione.

FiliÞþØ ha detto...

attendo impressioni allora!;)

Anonimo ha detto...

che dire? un film davvero disturbante e soprattutto interessante come riflessione sul mezzo cinematografico..
guarda caso pochi giorni fa ho ordinato il dvd Criterion dagli USA per sostituire finalmente la mia vecchia VHS (che terrò come prezioso cimelio)
Bellissimo blog Filippo! e poi mi sa che abbiamo gusti molto simili ^_^

FiliÞþØ ha detto...

Grazie mille per i complimenti!^^

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