Mr. Brooks

Mr. Brooks (2007 , regia Bruce A. Evans)

Povero Kevin Costner, costretto a convivere con un (immaginario) scimmione sulla spalla, che lo costringe a compiere insensati (e particolarmente ordinati) delitti, per soddisfare una sorta di dipendenza da reato.
Ripreso il suo (malsano) hobby, dopo due anni di silenzio, al tormentato personaggio tocca accollarsi il peso di un secondo primate (stavolta concreto), interessato a godere a sua volta di quel brivido che solo l’omicidio è capace di dare.
Ma niente paura.
La (super)poliziotta Demi Moore è pronta a scovare il malvagio assassino, trovando il tempo per esibirsi in mirabolanti deduzioni tra una causa legale (dovuta ad un recente divorzio) e l’ombra fastidiosa di un pericoloso evaso assetato di vendetta.
Frammentato e approssimato nel suo svolgimento, che rasenta (per sbaglio) la coralità, questo “Mr. Brooks” si presenta come un insulso polpettone thriller, dove ogni emozione è offerta "un tanto al chilo", all’insegna del più sconclusionato mercatino dell’ovvio dilettantesco.
Kevin Costner si muove goffamente per tutta la durata del film, esibendosi in imbarazzanti siparietti pseudo-impegnati (l’orgasmo post delitto è qualcosa che rasenta il limite del ridicolo, per non parlare di quei plastici nudi integrali…) che culminano in un profetico pre-finale dove, all’interno di un cimitero, assistiamo ad un metaforico (e definitivo) affossamento della gloriosa carriera di un grande attore.
Demi Moore è forse il personaggio più irritante della pellicola (scelta comunque molto ardua), ulteriormente banalizzato da una sceneggiatura mediocre e (terribilmente) forzata, che apre porte senza mai chiuderle, raggiungendo l’apice in un finale che riesce ad eguagliare in bruttezza solo l’orrendo incipit (non che la parte centrale sia da salvare) che, privando lo spettatore di ogni minima spiegazione, lo lascia perplesso, con la sensazione di essere giunto in sala mezzora dopo l’inizio della proiezione.