venerdì 23 febbraio 2007

Vero come la finzione

Vero come la finzione (2006, regia Marc Forster)



Harold Crick, agente del fisco, persona estremamente precisa e metodica, vive le sue giornate scandendole con i ritmi dell’abitudine, compiendo ogni giorno gli stessi gesti. Improvvisamente Harold comincia a sentire una voce femminile che, come una narratrice onnisciente, descrive le sue azioni e i suoi pensieri. L’idea di essere impazzito, dubbio legittimo, lascia subito il posto ad una verità ancora più preoccupante, quella di essere il personaggio di un romanzo. Le cose si complicano quando la voce gli preannuncia la sua morte imminente.
Will Ferrel, già visto in “Vita da Strega” si cimenta in un ruolo più serio, diretto dal regista di “Neverland”.
Una trama originale, piena di spunti interessanti, che però non sono trattati in maniera adatta. Marc Forster, non riesce a dare spessore a personaggi che pur dovrebbero presentare dubbi e tormenti molto profondi. La scrittrice senza ispirazione (Emma Thompson), un uomo che scopre di non essere reale, diventano in questo film figure accennate e non caratterizzate a dovere, fredde trasposizioni che nulla donano allo spettatore. Questo forse è il più grande difetto del film, la non comunicabilità e l’impossibilità di affezionarsi ai personaggi. Anche nel finale, quando la morte presunta del protagonista si avvicina, la tensione e il dispiacere cedono il passo agli sbadigli.
Lo scontato happy end poi appiattisce del tutto la trama, togliendoli quel poco di originalità che la caratterizza.
C’è chi ha accostato questo film alle opere scritte da Charlie Kaufman (“Il ladro di orchidee”, “Se mi lasci ti cancello”).
Se ne dicono tante…






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