domenica 13 novembre 2011

Intervista - Sergio Rubini parla del cinema italiano

Tanto, troppo tempo che non aggiorno questo Blog. Cerchiamo di farci perdonare, dunque, con un’intervista ad uno dei nomi più importanti e conosciuti del cinema italiano contemporaneo: Sergio Rubini. Ebbene sì, il sottoscritto ha avuto il piacere di intervistare l’attore e regista, che è stato recentemente del Margherita Short Movie Fest… 


Qui sotto trovate il resoconto di questa chiacchierata, pubblicata in esclusiva su ITHINK Magazine


Ultimamente non si fa altro che parlare di questa crisi che ha investito il cinema italiano. Guardandoci indietro ci ritroviamo con un bagaglio cinematografico importante. Un glorioso passato che sembra ormai destinato ad essere solo un ricordo. Eppure la voglia non manca, anzi, è proprio all’interno di manifestazioni come questo festival, che molto spesso si scopre un’Italia che cerca di dire “no” a tutto quello che sta succedendo, proponendo un’idea indipendente e soprattutto non omologata di cinema. Cos’è dunque che non funziona? 

Oggi il cinema è finanziato dalla TV. Un cinema che prende lezioni dalla TV è già un cinema “ammaccato” di suo e lo è ancora di più se prende lezioni dalla TV italiana, perché parliamo della TV più brutta del mondo. Se poi pensiamo che i principali finanziatori del cinema sono gli stessi spettatori che guardano quella TV ammaccata e rovinata, vuol dire anche che c’è un gusto che si è modificato. Anch’io sono d’accordo nel dire che all’interno di questi festival ci sia un fermento, però è anche vero che L’Ultimo Terrestre, il film di Gianni Pacinotti recentemente presentato al Festival di Venezia, sia stato allo stesso tempo elogiato dalla critica e ignorato dal pubblico. Quindi vuol dire che c’è una distanza ormai, tra i festival importanti per il cinema, da un lato, e il mercato cinematografico dall'altro. Oggi va di moda una certa commedia, quella che assomiglia di più alla televisione. Si tratta di un cinema che facciamo per noi stessi, che ormai non valica più le frontiere, come succedeva una volta. La nostra cultura, intesa come cinema italiano è ormai chiusa nei nostri confini. 

L’esempio del Festival di Venezia è emblematico. Da un lato L’Ultimo Terrestre, e dall'altro, al contrario Box Office 3D di Ezio Greggio, che nonostante le stroncature è riuscito lo stesso ad ottenere un discreto successo di pubblico. 

Questo conferma il fatto che di tutti i film di Venezia, quello che va meglio è il film di un personaggio televisivo. 

Dopo 25 anni di cinema tra ruoli di attore e regista, sei tornato al primo amore, il teatro, con uno spettacolo, intitolato A Cuore Aperto, che ha messo al centro della scena la poesia. Puoi parlarci di questa esperienza?

Ho deciso di tornare a teatro “in punta di piedi”, con il reading. Questo mi ha permesso di andare dritto alla parte più disincarnata del testo. Mi sembra molto più interessante, perché si tratta di un’operazione intellettuale e c’è un pubblico che ha bisogno di questo. Noi diamo sempre per scontato che il pubblico abbia bisogno di effetti speciali o di altre cose simili, ma c’è anche una parte di gente che, invece, va alla ricerca dell’introspezione, della parola sussurrata. 

Puoi dirci qualcosa su La Delegazione, il tuo prossimo lungometraggio? 

Ho scritto La Delegazione l’anno scorso con l’intento di girarlo quest’anno, ma poi è stato rimandato. Penso di girarlo in primavera. Dico “penso” perché mi piace essere sempre scaramantico. Nel cinema non si sa mai, e questo non solo perché i produttori cambiano idea, ma perché tu stesso puoi cambiare idea quando i tempi sono così lunghi. Io ero convinto di cominciare a giugno e tutto questo mi ha scombussolato parecchio. Ma penso che non ci saranno problemi. Proprio in questi giorni ho ripreso a lavorarci. Nel cast ci sono Lino Banfi, Emilio Solfrizzi e molti altri. Si tratta di una delegazione di pugliesi che si sposta a Parigi perché ritiene che al Louvre ci sia un “qualcosa” che gli appartiene e che deve tornare nel loro paese. 

Concludiamo con una domanda su Bop Decameron, l’ultimo film di Woody Allen. Sei nel cast o no? 

Non ci sono. Ad un certo punto si è cominciata a spargere la voce che avrei dovuto fare quel film, come anche si è sparsa la voce che stessi facendo un film per la televisione sulla vita di Totò. Ma nessuna di queste notizie è vera.

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