lunedì 5 settembre 2011

Fright Night – Il vampiro della porta accanto, la recensione

Regia: Craig Gillespie 
Cast: Anton Yelchin, Colin Farrell, Toni Collette, David Tennant, Christopher Mintz-Plasse, Imogen Poots, Sandra Vergara, Dave Franco, Emily Montague, Chris Sarandon 
Durata: 1h 46m 
Anno: 2011 

La tranquilla vita del giovane Charley Brewster (Anton Yelchin) è destinata a subire un brusco cambiamento nel momento in cui l’affascinante Jerry Dandridge (Colin Farrell) si trasferisce nella casa accanto alla sua. Dietro l’aria da playboy ostentata dall'uomo si nasconde un orribile segreto: Jerry è infatti un vampiro, ma sembra che, a parte Charley e il suo amico Ed Lee (Christopher Mintz-Plasse), nessuno se ne sia accorto. Toccherà a lui dunque difendere la sua casa e le persone a cui vuole più bene. 


In un periodo cinematografico all’interno del quale i vampiri non sono altro che dei damerini impomatati e più cool che mai, ecco che arriva Colin Farrel con il suo Jerry Dandridge a ricordarci che i succhiasangue sono sì dei fighi da paura, ma preferiscono di gran lunga bersi il sangue di giovani e procaci fanciulle, piuttosto che essere protagonisti di avventure patinate all’insegna dei più irritanti amori adolescenziali. Fright Night – Il vampiro della porta accanto è esattamente quello che ci si aspettava: un divertente e divertito omaggio nei confronti non solo di un titolo di culto come Ammazzavampiri, ma di un’intera e decisamente compianta generazione di film che , a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, hanno allietato intere platee di ragazzina affamati di horror. 

L’operazione può dirsi riuscita, merito di un cast decisamente all’altezza, di una regia funzionale e di una sceneggiatura – curata da Marti Noxon, sceneggiatrice e produttrice esecutiva di Buffy l'ammazzavampiri – che strizza l’occhio contemporaneamente sia al passato che al presente, creando un giusto connubio tra umorismo (tenuto alto da un bravissimo David Tennant, che interpreta il mago esperto di vampiri Peter Vincent) e terrore. Se dal punto di vista complessivo la pellicola può considerarsi dunque riuscita, lo stesso non può dirsi però del 3D, che, pur essendo nativo, risulta in più di una scena fastidioso e decisamente non necessario. 

In conclusione il divertimento c’è, come anche quella punta di nostalgia che, fortunatamente, non si trasforma in un triste rimpianto. Il tutto sembra essere stato messo lì per ricordare che anche i più dichiarati blockbuster dell’ultima ora possono (e soprattutto devono) essere in grado di dimostrare un bel po' d’impegno. Sarebbe il caso di prenderne nota.


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