mercoledì 15 giugno 2011

I Guardiani del Destino, la recensione

Regia: George Nolfi
Cast: Matt Damon, Emily Blunt, Michael Kelly, Liam Ferguson, David Alan Basche, Shane McRae, Anthony Mackie, John Slattery, Terence Stamp
Durata: 1h 46m
Anno: 2011

David Norris (Matt Damon) è un giovane politico con un futuro molto promettente. Un uomo che si è fatto da solo, riuscendo ad emergere da una realtà famigliare molto difficile, di cui però non ha mai fatto mistero. Alcune foto compromettenti del suo passato, però, si insinuano tra lui e il suo sogno di diventare senatore dello stato di New York, facendogli perdere la campagna elettorale. Un colpo molto duro, ma il casuale incontro / scontro con la giovane e bella Elise (Emily Blunt), riuscirà a dargli le giuste motivazioni per proseguire lungo la sua strada. Ma quello che a tutti gli effetti potrebbe essere identificato come un classico colpo di fulmine non sembra andare a genio ad alcune misteriose figure. A quanto pare, infatti, nel destino dei due non è previsto un legame e queste persone sono disposte a tutto per far sì che ognuno di loro compia il percorso che gli è stato affidato.


Lo sceneggiatore George Nolfi (suoi gli script di pellicole come Ocean’s Twelve e The Bourne Ultimatum) fa il suo esordio dietro la macchina da presa e per l’occasione sceglie di adattare per il grande schermo un racconto breve del grande Philip K. Dick, intitolato Squadra riparazioni.
Il risultato è una pellicola indubbiamente suggestiva, che parla di tematiche affascinanti come il destino e quel libero arbitrio che ognuno di noi esercita (o perlomeno crede di esercitare) durante il corso della propria vita, ma che, purtroppo, non riesce a convincere fino in fondo. È sempre rischioso, infatti, creare una storia corposa da un racconto che occupa solo poche pagine. Da questo punto di vista possiamo benissimo dire che I Guardiani del Destino risente della sua stessa essenza, presentando più di un punto morto che sembra messo lì tanto per allungare il brodo.

A questo bisogna unire un registro narrativo che, molto probabilmente, finirà con il deludere gran parte degli spettatori che si recheranno in sala per vedere il film. Quella che, a tutti gli effetti, potrebbe sembrare una storia densa di quelle atmosfere che hanno reso grandi serie televisive come Ai Confini della Realtà, altro non è, infatti, che una grandissima storia d’amore. Di questo non si vuole certo fargliene una colpa, ma è altrettanto vero che, durante la visione, si prova un certo senso d’amarezza nei confronti di un plot che avrebbe avuto tutte le carte in regola per potere osare di più e che invece si limita a giocare sul territorio sicuro che la sua superficie è in grado di offrire. Un gioco che, tutto sommato, dura per gran parte della durata del film, dando il meglio nella parte centrale. Merito anche e soprattutto del cast, tra cui ovviamente spiccano i due protagonisti Matt Damon e Emily Blunt.

Insomma, ancora una volta ci troviamo di fronte ad un’opera il cui potenziale non è stato sfruttato a dovere, che si colloca nella soglia della sufficienza, quando potrebbe sicuramente meritare molto di più. Un professore, giudicandola, potrebbe esordire con il classico “è intelligente, ma non si applica”. A questo punto l’unica cosa da fare è decidere se accontentarsi o meno.

Pubblicato su ScreenWEEK

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