mercoledì 1 giugno 2011

Four Lions, la recensione

Regia: Christopher Morris
Cast: Benedict Cumberbatch, Kayvan Novak, Julia Davis, Chris Wilson, Riz Ahmed, Nigel Lindsay, Adeel Akhtar, Arsher Ali
Durata: 1h 34m
Anno: 2009

Un gruppo di musulmani londinesi decide di intraprendere una personalissima battaglia contro gli infedeli, ma la Jihad non sembra proprio fare per loro! Nonostante la causa particolarmente sentita, infatti, le loro azioni si rivelano sempre disastrose: Omar (Riz Ahmed) e Waj (Kayvan Novak), chiamati per apprendere l’arte della guerra in un campo d’addestramento per terroristi pakistano, vengono rispediti in Inghilterra a causa della loro condotta decisamente poco ortodossa; a casa li aspettano Barry (Nigel Lindsay) e Faisal (Adeel Akhtar), che stanno cercando di mettere a punto un piano per colpire gli infedeli. Dopo vari tentativi, risolti ogni volta in un nulla di fatto, ecco che arriva l’occasione propizia: colpire la tradizionale maratona benefica di Londra, che prevede la partecipazione di concorrenti in costume. Quale migliore occasione per intrufolarsi tra la gente imbottiti di esplosivo?


Qual è il miglior modo per esorcizzare una tematica particolarmente scabrosa o drammatica? Riderci sopra. Lo sa bene Chris Morris, apprezzato autore e comico britannico, che per il suo esordio alla regia ha deciso di non andare troppo per il sottile, proponendoci una storia sicuramente difficile da digerire, ma al tempo stesso coraggiosa e, cosa ancora più importante, sul serio in grado di far scaturire più di uno spunto di riflessione.
Risulta difficile, se non impossibile, racchiudere questo Four Lions all’interno di un genere ben preciso. Commedia nera sarebbe forse il termine più adatto, ma non riesce lo stesso a rendere l’idea di quello che ci si potrebbe aspettare, visto che questo film è in grado di toccare contemporaneamente tematiche e stati d’animo diametralmente opposti, passando dal drammatico all’esilarante nel giro di vere e proprie frazioni di secondo. La cosa si potrebbe benissimo identificare come un difetto, come un non saper bene da che parte andare a parare. Ma basta semplicemente guardare il tutto con più attenzione per rendersi conto che le idee di Chris Morris non avrebbero potuto essere più chiare.

Quello da lui rappresentato è un mondo all’interno del quale buoni e cattivi sono degli aggettivi che godono di un’importanza marginale, questo perché i suoi personaggi sono principalmente degli esseri umani e come tali hanno i medesimi pregi e difetti. Parlando di questa pellicola c’è chi ha tirato in ballo Stanley Kubrick e il suo Dottor Stranamore ed effettivamente non ha tutti i torti. Doti registiche a parte, il processo di umanizzazione attuato nei confronti dei protagonisti di questa storia è infatti molto simile; per certi versi si potrebbe anche accostare al lavoro fatto recentemente da Nanni Moretti all’interno del suo Habemus Papam, che, giudizi critici a parte, è riuscito a donarci una nuova versione dei cosiddetti “uomini di Chiesa”, più vicina a noi di quanto si possa pensare.

A questo punto risulta facile capire che Four Lions non è solo l’ennesima commediola destinata ad estinguersi nel giro di poco tempo. I sorrisi ci sono, pieni zeppi del tanto amato (o odiato, dipende dai punti di vista) “typical british humour”. Ma per ognuno di loro c’è anche una riflessione, il più delle volte particolarmente amara. Ma sicuramente necessaria.

Pubblicato su ScreenWEEK

Nessun commento:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...