Eccessivo, raccapricciante, provocatorio, intelligente.
L’opera d’esordio di Brian Yuzna è una pungente critica contro la borghesia, vera parassita di questa società.
Vittima degli eventi è Bill, un’adolescente figlio della Los Angeles che conta, in cura da uno psicologo per una forte paranoia. La sensazione di estraneità che prova nei confronti del mondo borghese, si concretizza in orrende visioni che lo portano a dubitare del suo stesso ambiente familiare. Bill si renderà conto che la società in cui vive è popolata da esseri immondi, parassiti sociali che per vivere assimilano coloro che non fanno parte della loro elite.
Anche se volutamente surreale e sopra le righe, il film di Yuzna ha molti pregi e non si presenta certamente come un comune horror.
Horror morale, metafora di una società dominata dall’apparenza, guidata dal menefreghismo e dal calpestamento sociale. Il film è molto grottesco e stereotipato nel descrivere una Los Angeles patinata. Così pieno di stereotipi da creare una forte sensazione di disagio e incredulità.
La borghesia descritta ricorda quella di Pasolini e del suo “Salò”, dedita alla perversione a ai piaceri della carne. Perversione che culmina alla fine del film in uno sconvolgente rito orgiastico, dove corpi si fondono, dove si praticano riti incestuosi, dove la penetrazione si fa metafora di una violazione dei diritti umani di uguaglianza, a discapito di chi, poverino, diventa vittima della fame dei potenti. Una passione morbosa per il sesso e la sua parte più carnale che ricorda Barker e Cronenberg.
Un film girato con gusto. Mai volgare, nonostante l’eccessiva violenza.
Nessuna volontà moralizzatrice, ma le immagini del film sono veramente evocative e dirette nella loro essenza metaforica.
Da vedere se non siete impressionabili.
L’opera d’esordio di Brian Yuzna è una pungente critica contro la borghesia, vera parassita di questa società.
Vittima degli eventi è Bill, un’adolescente figlio della Los Angeles che conta, in cura da uno psicologo per una forte paranoia. La sensazione di estraneità che prova nei confronti del mondo borghese, si concretizza in orrende visioni che lo portano a dubitare del suo stesso ambiente familiare. Bill si renderà conto che la società in cui vive è popolata da esseri immondi, parassiti sociali che per vivere assimilano coloro che non fanno parte della loro elite.
Anche se volutamente surreale e sopra le righe, il film di Yuzna ha molti pregi e non si presenta certamente come un comune horror.
Horror morale, metafora di una società dominata dall’apparenza, guidata dal menefreghismo e dal calpestamento sociale. Il film è molto grottesco e stereotipato nel descrivere una Los Angeles patinata. Così pieno di stereotipi da creare una forte sensazione di disagio e incredulità.
La borghesia descritta ricorda quella di Pasolini e del suo “Salò”, dedita alla perversione a ai piaceri della carne. Perversione che culmina alla fine del film in uno sconvolgente rito orgiastico, dove corpi si fondono, dove si praticano riti incestuosi, dove la penetrazione si fa metafora di una violazione dei diritti umani di uguaglianza, a discapito di chi, poverino, diventa vittima della fame dei potenti. Una passione morbosa per il sesso e la sua parte più carnale che ricorda Barker e Cronenberg.
Un film girato con gusto. Mai volgare, nonostante l’eccessiva violenza.
Nessuna volontà moralizzatrice, ma le immagini del film sono veramente evocative e dirette nella loro essenza metaforica.
Da vedere se non siete impressionabili.
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